sabato 5 gennaio 2013

Messaggero Veneto: Giannino "Via provincie e speciali"


Pubblicato: Sab, 05/01/2013 - 14:30  •  da: Redazione di Fermare il Declino

Da "Messaggero Veneto", intervista di Renato D'Argenio.
 
Via le Province, via le Speciali: più poteri ai Comuni e spazio alle macro-regioni. Oscar Giannino, leader di «Fare» ha le idee chiare sul cosa e, soprattutto, su come fermare ildeclino.
Lei è capolista per la Camera di «Fare per Fermare il declino» in Friuli Venezia Giulia: lo ha fatto anche in altre regioni?
«Non in tutte, in alcune del Nord».
Per esempio?
«In Veneto e Lombardia».
Perchè questa scelta?
«Sono aree in cui abbiamo una buona risposta da parte dell’elettorato: la gran parte dei 50 mila aderenti a Fare sono al Nord».
A che punto è la raccolta firme?
«Abbiamo cominciato in questi giorni: le liste si sono chiuse tra Natale e Capodanno e il 2 abbiamo presentato il movimento. So che non è facile».
Infatti. Proprio oggi i suoi, riuniti a Mossa, hanno chiesto l’intervento del presidente della Regione per ridurne il numero.
«C’è un problema di ordine generale e non a caso a livello nazionale è stato approvato un decreto che riduce della metà il numero delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste e dei candidati. Riduzione aumentata al 60% per i partiti e i movimenti politici che alla data di entrata in vigore del decreto sono costituiti in gruppo parlamentare almeno in una delle Camere. Lo stesso spero accada anche in Friuli Venezia Giulia».
Avete annunciato la vostra presenza anche per le regionali di aprile: la lista è pronta?
«Siamo a buon punto: sarà una lista composta da protagonisti della società civile».
Come scegliete i vostri rappresentanti?
«Dal basso: i coordinatori e presidenti dei comitati locali valutano le candidature e la loro disponibilità. A noi arriva il risultato di quelle valutazioni».
Regioni Speciali sì o no?
«È al decimo punto del nostro programma (www.fermareildeclino.it). Abbiamo alle spalle due ondate di tentato federalismo, entrambe risolte in chiacchere. Crediamo sia venuto il momento di cambiare marcia. Siamo per un modello diverso che concentra il più possibile sui Comuni possibilità di spesa ed entrate. Quindi, abolizione delle Province e trasformazione delle Regioni in macro-Regioni, enti di indirizzo e non di gestione. Naturalmente, questo quadro non comprende le Speciali».
E non pensa all’accorpamento dei Comuni?
«Sicuramente: più della metà va accorpato, ma deve essere una decisione organizzata. Non ci si può affidare al fai da te. Un percorso che in alcune parti, anche del Friuli Venezia Giulia, è già cominciato».
Avete sondaggi che vi riguardano?
«Sì e sono molto incoraggianti anche se preferisco non guardarli: l’atteggiamento al voto lo vedremo nelle ultime settimane. Credo che, con questa campagna elettorale, una consistente fetta di italiani non abbia ancora le idee chiare».
Quali sono i vostri obiettivi elettorali?
«Arrivare sopra il 4% a livello nazionale e superare l’8 in almeno tre regione per entrare al Senato. Ci auguriamo che il Fvg possa essere una delle parti del Paese che meglio risponde a questo tipo di appello».
E a livello regionale?
«Sul 5 per cento, ma stiamo lavorando per fare meglio».
Ha detto che l’Agenda Monti è soltanto parole, mentre voi qualche numero lo fate. Ci fa qualche esempio sul debito pubblico?
«È possibile scendere sotto la soglia simbolica del 100% del Pil attraverso l’alienazione del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse. C’è un quota eccedente di mattoni dello Stato: va avviata la cessione facendo gestire questo processo – che vale centinaia di miliardi – da protagonisti mondiali. A una simile gara internazionale ci sarebbe la fila».
Taglio della spesa pubblica.
«Sei punti percentuali del Pil nell’arco di 5 anni ripensando i costi della casta politico-burocratica e dai sussidi alle imprese. Ripensare in modo organico le grandi voci di spesa, sanità e istruzione, introducendo meccanismi competitivi all’interno di quei settori. Riformare il sistema pensionistico per garantire vera equità».
Pressione fiscale.
«Sei punti di Pil in meno in 5 anni di spesa pubblica sono 90 miliardi che ti consentono di annullare totalmente l’Irap e di abbattere le imposte sul reddito da lavoro e d’impresa. Di semplificare il sistema tributario e combattere l’evasione fiscale destinando il gettito, ancora, alla riduzione delle imposte».
Tagli ovunque?
«Salvo scuola, università e ricerca».
E sul welfare?
«Va spezzato un principio: non tutti i lavoratori sono uguali. Chi ha minore anzianità contributiva, a parità di lavoro, deve avere una pressione fiscale e contributiva inferiore di chi ne ha di più. In questo modo incentiviamo le assunzioni e mettiamo più reddito nelle tasche dei giovani».
Dell’Agenda Monti non condivide nulla?
«A Monti riconosco il merito di aver dato credibilità all’Italia. Chi dice il contrario sbaglia. Speravo, però, che nella sua Agenda mettesse tutto quello che la maggioranza eterogenea che l’ha tenuto in vita non gli ha consentito di fare. Ma così non è: l’Agenda insiste sulle tasse e c’è un chiaro accenno alla Patrimoniale. Non credo sia un caso, piuttosto un segnale: Monti bis con Bersani».
Che idea si è fatto delle primarie Pd?
«Mossa intelligente di Bersani che ha riportato il Pd in testa. Ma se le faceva aperte vinceva Renzi (ero per Renzi) e avrebbe spazzato via Monti e Berlusconi».
Insomma questo non è l’inizio di una nuova era per la politica italiana?
«Temo di no se i protagonisti saranno “BMB”: Bersani-Monti-Berlusconi, ma continuo a sperare in milioni di italiani e nella voglia di cambiare, perchè stavolta le opportunità ci sono».
Grillo?
«È un cambio epocale anche se non condivido una sola parola del suo programma».

Nessun commento:

Posta un commento