venerdì 18 gennaio 2013

Cosa "FARE" per l'impresa italiana... subito!


Pubblicato: Ven, 18/01/2013 - 14:30  •  da: luca peotta
Da Huffington Post Italia
Occupandomi da molti anni d'impresa, sia a livello privato e professionale, sia a livello pubblico tramite l'associazione Impresecheresistono (da me fondata quattro anni orsono), quando m'immergo nelle varie questioni che riguardano la politica, mi viene spontaneo guardare ad esse dall'unica prospettiva che veramente conosco: quella, per l'appunto, "imprenditoriale".
Deformazione professionale? Può essere, oppure è semplice passione per un'attività in cui credo e m'impegno da quando ero ragazzo; fatto sta che una delle domande da 1 milione di Euro, sulla quale sento dibattere più spesso in tale campo è: Cosa fare per far ripartire l'impresa e l'economia reale?
Io una risposta me la sono data e, personalmente, come candidato di FARE per Fermare il declino, cercherò di portarla avanti con la ferma volontà che possa un giorno o l'altro trasformarsi in qualcosa di concreto e fattivo.
Tralasciando il fatto che l'Irap sia una tassa doppiamente squilibrata (colpisce ambiti non direttamente riconducibili all'effettiva disponibilità monetaria di chi paga le tasse ed è contemplata solo parzialmente, con un procedimento dannatamente complicato, tra le detrazioni) veniamo alla mia proposta.
Ricordo che a fine Settembre, in un dibattito agli Stati Generali del Nord, organizzati dalla Lega, a Torino, il Presidente degli industriali Giorgio Squinzi, aveva dichiarato "Noi siamo prontissimi, come Confindustria, a rinunciare a tutti gli incentivi. [...] in cambio [...] chiediamo un alleggerimento della pressione fiscale", a me era sembrata un'idea intelligente, ma nessuno l'ha degnata di grande attenzione e tutto è rimasto invariato. Ripensandoci ho continuato a sostenerne la validità, ma sono andato oltre, pensando a come rendere realmente "produttivi", non solo per il settore imprenditoriale ma per la ripresa dell'economia italiana, tutti i fondi "risparmiati" dal mancato versamento Irap.
Basterebbe una semplice riconversione; se lo Stato evitasse di devolvere alle imprese incentivi vari per una somma di 30 miliardi l'anno e di contro le imprese non pagassero l'Irap, che ammonta a circa 27 miliardi di euro l'anno (oltre ad un risparmio della spesa pubblica di 3 miliardi di euro) con l'impegno da parte delle imprese a reinvestire quanto non versato in Irap, si potrebbe influire positivamente in maniera decisiva su due dei principali problemi che affliggono oggi il mio comparto d'appartenenza: la difficoltà nel pagare i collaboratori dipendenti e la scarsità di fondi da investire nello sviluppo dell'azienda.
Lancio una proposta: ma perché per un anno non si fa una prova per verificare se il nuovo sistema possa funzionare? Per 12 mesi le imprese, dimostrando un forte senso di responsabilità comune, reinvestono la propria quota Irap al loro interno, suddividendola in due tranche e destinando un 50%, esentasse, agli stipendi dei dipendenti e l'altro 50%, con rendicontazione, ad attività per il consolidamento e lo sviluppo dell'azienda stessa.
Sono convinto che sarebbe un passo (...obbligatorio!) da compiere subito e che in molti apprezzerebbero. Il problema è proprio il voler "FARE", andando oltre alle solita politica di chiacchiere alla quale siamo, purtroppo, stati abituati, ed è proprio per poter cambiare la direzione di questa gestione pubblica del Paese che ho intrapreso il mio cammino politico con FARE per Fermare il declino, un partito che a differenza degli altri è nato e cresciuto radunando persone la cui esperienza non sfuma in grandi, inconcludenti, teorizzazioni ma si concretizza in proposte pragmatiche e fattibili per la risoluzione di problemi reali.

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