Dal blog della CNN globalpublicsquare.blogs.cnn.com

Mentre il resto del mondo stava cominciando a credere nella capacita dell’Italia di superare i propri problemi strutturali, la fiducia generata dal primo ministro Mario Monti potrebbe svanire.
L’Italia è ancora una volta sul banco degli imputati dell’Eurozona e gli osservatori si pongono quattro interrogativi sulle sue prospettive per il 2013: cosa è successo? Che cosa succederà? Dovremmo preoccuparci? Quali sono i progetti per il nuovo governo?
Che cosa è successo - Dopo il rovinoso finale di partita dell’ultimo governo di Silvio Berlusconi, una grosse Koalition che comprendeva i principali partiti politici ha appoggiato con riluttanza un governo tecnocratico guidato da Monti. Sebbene non tutte le aspettative riposte nel nuovo governo siano state soddisfatte, è stato fatto abbastanza per ridare credibilità all’Italia. Ma l’annuncio improvviso di Berlusconi che intende candidarsi alle prossime elezioni come leader del PdL ha sorpreso anche i suoi più accesi sostenitori politici. Come se non bastasse, ha ritirato l’appoggio del suo partito al governo, facendo sì che Monti preannunciasse le proprie dimissioni dopo l’approvazione della legge di stabilità. Quel momento è venuto e stasera presenterà le proprie dimissioni al presidente Napolitano.
Che cosa accadrà? La più grande incognita è ciò che Monti deciderà di fare: gli è stato chiesto di presentarsi come il leader di una coalizione di movimenti di centro che vedono in lui il solo modo di scongiurare (o almeno limitare) l’altrimenti inevitabile vittoria del PD e dei suoi alleati. Perfino Berlusconi ha indicato che potrebbe ritirarsi se Monti accettasse di guidare i moderati. Ma la pressione su Monti non viene solo dal fronte interno in Italia: i leader europei hanno bisogno di rassicurazioni sul fatto che l’Italia continui sulla strada delle riforme e sia un partner affidabile per una maggiore integrazione nell’Unione Europea (a cominciare dall’Unione bancaria). È sintomatico che Monti si sia recato recentemente a Bruxelles per partecipare a un meeting del PPE.
Guardando avanti sembra che ci siano tre possibili scenari:
il primo è che il moderato PD e i suoi alleati ottengano una maggioranza relativa che, in base alla legge elettorale, dia loro il premio di maggioranza in parlamento e ottengano un'esigua maggioranza parlamentare. La vecchia guardia ha prevalso nelle primarie del PD, così la politica Italiana ha perso una grossa opportunità per una più che necessaria boccata d’aria fresca. Ora sembra che il segretario del PD Pierluigi Bersani possa diventare primo ministro guidando un governo di sinistra instabile con una piattaforma politica sulla falsariga di quella di Hollande. Monti potrebbe essere eletto presidente per rassicurare i partner europei dell’impegno dell’Italia a continuare le sue riforme strutturali.
La seconda possibilità è che uno o più dei movimenti di centro, che comprendono democristiani e ex-alleati di Berlusconi o il nuovo soggetto politico Fermare il Declino, guidato dal noto giornalista Oscar Giannino e ispirato alle ricette economiche del prof. Luigi Zingales (professore della Booth School of Business di Chicago), ottengano un successo elettorale tale da costringere il PD a cercare il loro sostegno per assicurare un governo più solido. Molto dipende dalla decisione di Monti di accettare o meno di essere il leader designato di questa coalizione; se lo fa e la coalizione vince, potrebbe ritornare come primo ministro. Tuttavia nel partecipare alla competizione elettorale, mette a rischio la propria credibilità come puro tecnico e potrebbe non essere più considerato un candidato adeguato per essere eletto presidente della Repubblica. Altrimenti è verosimile che Bersani finisca per guidare il paese, ma i centristi potrebbero scegliere un ministro dell’economia con una reputazione e credibilità internazionale solide. In questo secondo scenario, Monti potrebbe ancora essere scelto come presidente.
La terza possibilità è che il parlamento sia frammentato con un gran numero di astensioni. La sola possibile soluzione sarebbe un’altra grande coalizione con Monti premier.
Dovremmo essere preoccupati? Chiaramente, il primo e il terzo scenario sono destinati a creare instabilità. Malgrado ciò, è improbabile che l’Unione Europea possa permettere che un nuovo governo in Italia, quale esso sia, possa divergere in maniera sostanziale dalle attuali politiche dell’Eurozona. Il vero rischio per l’Italia non è tanto il ritorno di Berlusconi, perché è piuttosto improbabile. Il vero punto è se il Paese sarà o meno in grado di muoversi in maniera rapida sul sentiero della crescita. Questo è più incerto. Solo un forte governo con un chiaro mandato dagli elettori potrebbe essere in grado di varare le dolorose, ma necessarie riforme per rimettere in moto l’economia Italiana, stagnante dopo quasi due decenni con Berlusconi al governo. Il rischio è che l’incertezza sul futuro politico porti i mercati a mettere in dubbio l’affidabilità dell’Italia e i titoli pubblici siano di nuovo nell’occhio del ciclone.
L’agenda del prossimo governo. Dopo 13 mesi di austerità e nuove tasse, l’Italia ha bisogno di una svolta per la propria economia. Decisioni difficili aspettano qualsiasi governo, a partire dalla riduzione del debito pubblico (attualmente al 121% del PIL). Tagliare le tasse dovrebbe essere una priorità per stimolare l’economia, ma sono necessarie anche riforme strutturali, in particolare per il mercato del lavoro – ci sono attualmente più di 9 milioni di persone con contratti precari e l’Italia ha uno dei più alti tassi di disoccupazione tra giovani e donne. Inoltre, è necessario avviare velocemente una coraggiosa politica di privatizzazioni (speso annunciate, ma mai pienamente realizzate) e liberalizzazioni.

L’Italia è un paese che sta invecchiando rapidamente, senza mobilità sociale, con pochi investimenti in ricerca e sviluppo, un sistema educativo che non funziona e non promuove la meritocrazia, e un apparato della giustizia inefficiente. Per ottenere il consenso necessario per attuare queste riforme, il nuovo governo dovrà tagliare in maniera significativa il costo della politica e affrontare con decisione il grave problema della corruzione.
Alcuni anni fa The Economist ha definito l’Italia il “malato d’Europa”. Molti hanno sperato, prematuramente come si è visto, che qualche mese di Monti sarebbe stato abbastanza per curare il paziente. Non è stato abbastanza. Ma una cosa è sicura: una ricaduta di questo paziente potrebbe essere fatale.
Nessun commento:
Posta un commento