sabato 2 febbraio 2013

Le imposte sul reddito


Pubblicato: Ven, 01/02/2013 - 15:30  •  da: Alessandro De Nicola
Da La Repubblica Libero Scambio
Tasse si, tasse no. Nel bel mezzo della campagna elettorale assistiamo a uno strano fenomeno di sdoppiamento della personalità: chi fino a ieri ha votato aumenti inauditi dell'imposizione fiscale, oggi ne scopre l'eccessiva gravosità e promette di ridurla. Nulla di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire. Tuttavia, siccome in campagna elettorale, come in guerra, la prima vittima è la verità, proviamo ad esporre qualche dato recente sulla correlazione tra peso del fisco e sviluppo economico.
Questo esercizio di solito è complicato dalla presenza di molteplici fattori. Ad esempio, la Svezia, paese molto ricco, ha sicuramente un'alta imposizione tributaria, ma gode di un'elevata libertà economica dal punto di vista della regolamentazione e quindi non è paragonabile a chi, come l'Italia, é altrettanto tassata ma iperburocratizzata. Per la verità anche la Svezia ci insegna che il drastico abbattimento della spesa e delle entrate pubbliche effettuato negli ultimi 20 anni, ha portato il paese in cima alle classifiche di crescita in Europa, sollevandolo dalla stagnazione cui lo avevano portato le politiche socialiste e redistributive del trentennio precedente.
Ancor più interessante, però, è il caso degli Stati Uniti. Oltreoceano, infatti, vi è una quasi totale identità di contesto normativo ma una vivace disparità di politiche fiscali tra i diversi Stati dell'Unione. Ebbene, risulta che nel periodo 1998-2008 il Pil dei 9 stati americani che hanno abolito l'imposta sui redditi (tra cui il Texas e la Florida) sia salito del 50% di più rispetto ai 9 stati con l'aliquota più alta. La crescita dell'occupazione è stata addirittura doppia negli stati no-tax rispetto agli altri 9. Il dato più sorprendente, tuttavia, è che, grazie al maggiore sviluppo economico, le entrate fiscali degli stati no-tax sono cresciute del 30% di più rispetto a quelli con alte aliquote. Risulta inoltre che gli 11 stati che negli ultimi 50 anni hanno adottato l'imposta locale sui redditi sono tutti cresciuti meno della media nazionale e il reddito pro capite dei loro abitanti é declinato rispetto a quello degli altri cittadini.
Le imposte sul reddito sono inefficienti per natura in quanto tassano direttamente il premio che si ottiene lavorando, investendo o intraprendendo attività imprenditoriali. Gli incentivi diminuiscono mentre aumenta la propensione ad emigrare verso lidi più ospitali (o addirittura ad evadere tout court). L'esempio degli USA è così significativo proprio perché si svolge in una situazione ceteris paribus: essendo quasi uguali tutte le altre condizioni normative ed istituzionali, tasse più alte, ed in particolare quelle sul reddito,  impoveriscono la popolazione.
Ovviamente non è pensabile eliminare l'imposta sui redditi da un giorno a quell'altro. Tuttavia, nel contesto europeo ed italiano sarebbe bene tener conto della lezione: abbiamo ampio margine sia per ridurre il carico fiscale che la progressività delle aliquote se affronteremo seriamente i tagli alla spesa pubblica. Il risultato sarà quello di un maggior benessere per  i cittadini senza che diminuiscano le entrate in valori assoluti.

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