E' un Oscar Giannino a tutto campo quello che partecipa alla videochat di Corriere Tv moderata dal vice-direttore del Corriere della Sera, Daniele Manca, e da Luca Gelmini. E il leader di Fare (per Fermare il declino) approfitta del web per attaccare ad alzo zero i partiti della Seconda Repubblica, incapaci di tagliare tasse e spesa pubblica negli ultimi venti anni. Soprattutto il premier Monti, accusato di «essere la stampella» di Berlusconi, consentendo al Cavaliere un recupero nei sondaggi.
I PARTITI - Giannino critica, comunque, Silvio Berlusconi, perché non ha mantenuto le promesse liberali con le quali era sceso in campo. E ora protagonista di «una serie di sciocchezze, come l'ultima su Mussolini nel giorno della Memoria». Ma spara anche contro il centro-sinistra senza la dovuta carica riformista. Ammette una vicinanza valoriale con la Scelta Civica per Monti, ma rileva la sua delusione dopo aver letto l'Agenda del premier «vuota, senza numeri, azioni programmatiche», troppo piegata sugli esponenti dell'area di riferimento Udc e poco aperta ai contenuti e alla società civile, di cui invece Giannino rivendica il primato e le scelte di candidati di spicco come i docenti Zingales e Boldrin.
IL CASO - Tra gli affondi a Monti anche quello di aver raccolto le firme per presentarsi alle elezioni «in una concessionaria Ferrari» («Io non li ho visti raccoglierle, chissà come avranno fatto», dice). Poi denuncia un caso singolare, nel quale un rettore di un ateneo - candidato con Monti - avrebbe impedito ad un docente della stessa di università di presentarsi con Fare per Fermare il Declino. Giallo su chi possano essere i protagonisti della vicenda.
I GIORNALISTI - Il giornalista, ultimo di una lunga serie di professionisti candidati in politica (Sechi, Mucchetti, Mineo ed altri) ha anche spiegato che in caso di mancato ingresso in Parlamento (i sondaggi non lo accreditano del 4%, soglia necessaria per accedere a Montecitorio per le liste non facenti parte di una coalizione) non tornerà a scrivere. «C'è Mentana che tutti i giorni mi attacca su questo, non se ne preoccupi», scherza Giannino.
GRILLO - Molti lettori gli hanno segnalato una vicinanza programmatica con il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e con i Radicali, tale da consentirgli una possibile alleanza per superare lo sbarramento alla Camera e al Senato. Su Grillo la spiegazione è netta e sfiora quasi il dispiacere per le idee di politica economica del comico: «Con le sue ipotesi dall'Europa verrebbero a prenderci in ambulanza. Propone un'unica banca pubblica e i lavoratori proprietari delle imprese. La nazionalizzazione delle banche è una follia. Invece dovremmo privatizzare asset pubblici per abbattere il debito, ma non c'è nessun partito che vuole farlo». Mentre sui Radicali l'attacco è esplicito e nei confronti del suo "lider maximo", Marco Pannella: «Ha deciso tutto lui, non ci ha voluto. Lì la democrazia non esiste, bisognerebbe dire che i partiti sono organi assolutistici e smentiscono il dettato costituzionale».
LE BANCHE - E il giornalista, esperto di temi economici, non poteva esimersi da un commento sullo scandalo-derivati del Montedeipaschi: «Il problema è di natura politica e con lo strapotere delle fondazioni nelle banche queste vicende possono ripetersi. Bisogna privatizzarle tutte (nel programma di Fare per Fermare il Declino è presente proprio la necessità di un'uscita delle fondazioni dal capitale delle banche, ndr.). Ora non c'è nessun istituto di credito veramente libero da condizionamenti politici. So che Guzzetti se ne dispiacerà (presidente di Acri e fondazione Cariplo, azionista di Intesa Sanpaolo, ndr.) ma la verità è questa».
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