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Quando più di un mese fa lanciammo a piazza san Fedele a Milano l’ipotesi di Gabriele Albertini come candidato presidente della Lombardia, fummo molto chiari. Per noi, la sua buona esperienza mostrata come sindaco di Milano, la giusta e puntuta diffidenza mostrata allora anche nei confronti di Berlusconi e Bossi rispetto a chi volevano candidare nelle loro liste, erano caratteristichecoerenti e compatibili con una sua candidatura, oggi, che facesse un altro necessario passo avanti, rispetto ad allora. La candidatura Albertini per la Lombardia poteva e doveva essere figlia del solo sostegno della società civile, dicemmo in piazza. Una candidatura la cui logica nulla avesse a che fare con gli irrisolti conati di un Pdl incapace di ogni discontinuità, in Lombardia come a livello nazionale. Abbiamo dato una mano ad Albertini per i cento firmatari che hanno formalizzato la nostra stessa richiesta, di impegno a nome della società civile. Gli abbiamo sottoposto proposte programmatiche stringenti: revisione generale del sistema sanità affidato a un revisore indipendente; direttori generali delle Asl e aziende ospedaliere scelti sulla base di punteggi da società di selezione manageriale; bilanci anche degli ospedali pubblici in forma di SPA; privatizzazioni; nessun assessore uscente; codice etico per i candidati; un apposito assessorato alla trasparenza. Da allora, abbiamo cominciato ad aspettare. Ripetendo lealmente sempre la stessa cosa. Merita una riposta secca e chiara, l’intensità e la gravità della ripulsa che la società esprime verso il vecchio sistema dei partiti incapace di cambiare. Lo abbiamo ancora ripetuto ad Albertini mercoledì scorso. Giovedì,l’abbiamo ribadito con un’intervista al Corriere della sera.
Purtroppo, ora dobbiamo prendere atto che Albertini non condivide la nostra impostazione. Resta in attesa di una scelta del Pdl e di Formigoni. Per lui sono la soluzione, per noi sono il problema. Mi ha detto che serve un vascello mentre noi gli proponiamo una scialuppa, gli ho risposto che del vascello con Pdl a picco vedo solo la zavorra e il naufragio.
Viene dunque meno per noi l’ipotesi di un sostegno alla sua candidatura.
Ci muoviamo dunque ventre a terra per presentare una nostra lista alle regionali Lombarde.
Fermare il declino è nato per unirsi e comporsi con pezzi di società civile. Continueremo in questo tentativo. Ma si sta rivelando più difficile del previsto. Siamo visti come irrealisti, troppo taglienti sui programmi, troppo esigenti sulla discontinuità rispetto alla vecchia politica. La conseguenza è prepararci a una battaglia dura. Misurare da soli le nostre idee, a poche settimane dalla nostra nascita e con così poche risorse, nella prova delle urne. Ce la metteremo tutta.
Io voglio essere sincero. Io personalmente, e parlo come Oscar Giannino e senza coinvolgere altri, considero una bruciante sconfitta restare soli, e non riuscire a comporre le nostre idee con quelle di alcun altro. Non è questo ciò che avevo in mente, e ostinatamente fino all’ultimo secondo proverò a verificare ipotesi diverse dalla solitudine, dal microidentitarismno settario in cui molti ci vogliono relegare. Ma ho una grande fiducia nelle nostre idee, e nel fatto che per tenere in piedi l’Italia avranno il ruolo che sapremo loro garantire
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